Un po’ tutti a Natale abbiamo fatto e ricevuto convenevoli. Messaggi SMS, telefonate di auguri, email, forse ancora qualche bigliettino postale, nostalgico retaggio dei tempi che furono ! I convenevoli, intesi come plurale di un sostantivo maschile, per significato sarebbero “chiacchiere formali e di cortesia che si scambiano con qualcuno per educazione”. Riporto la definizione del sempre comodo dizionario online del Corriere della Sera (autori Sabatini-Coletti), il cui link potete trovare qui. Per “Etimo” invece, la versione online del dizionario etimologico di Ottorino Pianigiani (clicca) , convenevole usato da aggettivo significherebbe “che conviene, conforme al dovere, ragionevole, dicevole, opportuno”.
Vi posso fare una confidenza ? Considero i messaggini SMS preconfezionati che ci inondano la memoria del cellulare a Natale (grazie alle offerte ad hoc dei gestori telefonici) quasi alla stregua dello spam che intasa la posta elettronica o, peggio, le “catene di Sant’Antonio”.
Ritengo comunque cortese rispondere con un testo digitato al momento, che preveda una pur minima personalizzazione. Che inizi quindi con “caro” ed il nome del mio interlocutore e che contenga poche parole ma veritiere di ciò che provo per lui.
Ebbene cari lettori, ogni essere umano è fatto veramente a modo suo. Ha però un’innata percezione delle formalità, intese come inutili "cerimonie". Altresì ama ricevere una seppur minima attenzione, una sorta di esclusiva. Secondo il Maestro Dale Carnegie, la parolina magica che ne apre la disponibilità, altro non è che il proprio nome di battesimo. Gli esseri umani, ebbene sì, amano sentirsi chiamare per nome. Intendo il nome, non tanto il cognome. Quest’ultimo se non preceduto da un titolo seppur minimo (Signor Guida) e seguito dal “lei”, da taluni può essere percepito come un vecchio retaggio dei banchi di scuola. Ammettiamolo, grandi gli Inglesi con il loro "Mister" ! Nella loro grammatica, come sapete, "you" si adatta in automatico al tono e alla circostanza, diventando al contempo i nostri "tu", "voi", "lei".Lo lessi in un libro e mi ci ritrovo perfettamente: “Come stai, Guida ?” poco ci manca che mi faccia l’effetto dell’antico “Guida, vai alla lavagna !" :-)
Vi posso fare una confidenza ? Considero i messaggini SMS preconfezionati che ci inondano la memoria del cellulare a Natale (grazie alle offerte ad hoc dei gestori telefonici) quasi alla stregua dello spam che intasa la posta elettronica o, peggio, le “catene di Sant’Antonio”.
Ritengo comunque cortese rispondere con un testo digitato al momento, che preveda una pur minima personalizzazione. Che inizi quindi con “caro” ed il nome del mio interlocutore e che contenga poche parole ma veritiere di ciò che provo per lui.
Ebbene cari lettori, ogni essere umano è fatto veramente a modo suo. Ha però un’innata percezione delle formalità, intese come inutili "cerimonie". Altresì ama ricevere una seppur minima attenzione, una sorta di esclusiva. Secondo il Maestro Dale Carnegie, la parolina magica che ne apre la disponibilità, altro non è che il proprio nome di battesimo. Gli esseri umani, ebbene sì, amano sentirsi chiamare per nome. Intendo il nome, non tanto il cognome. Quest’ultimo se non preceduto da un titolo seppur minimo (Signor Guida) e seguito dal “lei”, da taluni può essere percepito come un vecchio retaggio dei banchi di scuola. Ammettiamolo, grandi gli Inglesi con il loro "Mister" ! Nella loro grammatica, come sapete, "you" si adatta in automatico al tono e alla circostanza, diventando al contempo i nostri "tu", "voi", "lei".Lo lessi in un libro e mi ci ritrovo perfettamente: “Come stai, Guida ?” poco ci manca che mi faccia l’effetto dell’antico “Guida, vai alla lavagna !" :-)
Imparate per bene i nomi delle persone con cui vi relazionate ed usateli, quindi. Perché altresì possono irritare i vari “caro e carissimo” seguiti da null’altro. Io personalmente ho l’immediata percezione della “sviolinata”, non so voi. Come pure il “ciao, come stai ?” senza darmi neppure il tempo della risposta. Sono riuscito a spiegarmi ? Tant’è che in automatico la mia mente risponde “Che cavolo vorrà ?” non appena tizio mi approccia in questo modo….soprattutto a telefono.
Ancor di più in ambito professionale, ancor di più se a chiamarmi è chi so io, che dopo il “come stai ?” va immediatamente al sodo….che preme a lui :-) :-)
Riflettete, colleghi. Potrebbero avere queste "fisime" anche i vostri clienti. Anzi le hanno di sicuro, senza però aver fatto allenamento di autoanalisi ! Perciò nei manuali di vendita sta scritto che occorre fare domande, esse devono essere “intelligenti”, utili, sinceramente interessate. Dopodiché al venditore è fatto obbligo di tacere. Avete letto bene: “stai zitto e ascolta” !
L’arte di ascoltare, è stato già argomento di questo blog. Far parlare di sé il cliente e farlo con sincera, umana predisposizione agli altri è il cosiddetto “tasto rosso” della vendita di cui parla pure il guru Jeffrey Gitomer nella sua “bibbia”.
L’arte di ascoltare, è stato già argomento di questo blog. Far parlare di sé il cliente e farlo con sincera, umana predisposizione agli altri è il cosiddetto “tasto rosso” della vendita di cui parla pure il guru Jeffrey Gitomer nella sua “bibbia”.
Che non passi il messaggio che per evitare errori sia bene rifugiarsi in una comunicazione essenziale, scarna. Jeffrey aggiunge, più o meno così: colleziona clienti e otterrai provvigioni, colleziona amici e otterai una fortuna ! A tutti voi auguro un felice 2011 !
(Maggiorino "Maggi" Guida, riproduzione riservata)
3 commenti:
Sei sempre un mito.... Chissà se il "ciao come stai di chi so io" del 2011 sará meno ansiogeno... Te lo auguro grande Maggi!!!! GZ
Caro Maggi...semplicemente BUON ANNO!!!
lucia
volendo esistono sistemi che inviano SMS con "segnaposto" quale #name che possono rendere più personale il messaggio... se proprio DEVI mandare un SMS per dire qualcosa di importante...
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