domenica 19 febbraio 2012

LE CINQUE D...DELLA FELICITA'

Qual è il colmo per un libro sulla felicità ? Forse che sia scritto da un riconosciuto maestro del pessimismo. Ed infatti "L'Arte di Essere Felici" (esposta in 50 massime) è un libricino a lungo dimenticato di Arthur Schopenhauer (filosofo tedesco, Danzica 1788, Francoforte sul Meno 1861). Pubblicato in Italia da Adelphi Editore, di agile lettura e suddiviso come dicevamo in massime, può essere considerato un "livre de chevet". Uno di quei libricini di assidua compagnia, spesso in borsa o sul comodino. La felicità, pensata ed esaminata da un pessimista, ci sembra un ottimo spunto di riflessione per chi fa della banca il suo lavoro e dei clienti, con i loro sentimenti ed emozioni, il suo pane. Con frequenti riferimenti ai filosofi del passato che ne hanno influenzato il pensiero (fra cui Aristotele con  l'Etica Nicomachea, Platone con La RepubblicaSeneca con Le Lettere a Lucilio) Schopenhauer affronta l'eudemonica (la dottrina della felicità) partendo dal presupposto essenziale della sua filosofia: il continuo "pendolo" fra il dolore e la noia, intesa quale momentaneo appagamento del desiderio.  Egli così scrive: "...tutti veniamo al mondo pieni di pretese di felicità e di piaceri, e nutriamo la folle speranza di farle valere...Poi viene l'esperienza e ci insegna che la felicità e i piaceri sono soltanto chimere che un'illusione ci mostra in lontananza, mentre la sofferenza e il dolore sono reali e si annunciano direttamente da sé, senza bisogno dell'illusione e dell'attesa. Se il suo insegnamento viene messo a frutto, smettiamo di cercare la felicità e i piaceri e ci preoccupiamo solo di sfuggire per quanto possibile alla sofferenza e al dolore.  " (dalla Massima N.ro 1, cit.). Immediatamente a seguire c'è il fondamentale riferimento ad Aristotele: "L'uomo saggio non persegue ciò che è piacevole, ma l'assenza di dolore". Partendo proprio da ciò per tornare "tecnici", alla quotidianità del nostro lavoro dunque, potrebbe essere una buona idea riscoprire i filosofi (applaudo perciò ai frequenti post di Oscar di Montigny). Limitando così l'influenza forse consumistica, forse da "Cicero pro domo sua", dei "guru" dell'investimento ma soprattutto dell'illusorio massimo profitto. Dopo gli accadimenti (meglio dire le "sberle"...) della finanza dell'ultimo decennio, riscopro un più forte contenuto di saggezza, anzi quasi di preveggenza, nella famosa "Regola delle 5D" di Ennio Doris. L'idea che fa da essenza alla consulenza e si traduce nella gamma prodotti di Banca Mediolanum. L'eventuale, mirata ricerca del potenziale di crescita, come vedete cari lettori, è una limitata ad una soltanto delle cinque fette di quella torta che è la diversificazione. Chi volesse approfondire le cosiddette "5D", può trovarne la teoria in molti contenuti dei siti del Gruppo Mediolanum. Ad esempio, nel "Bilancio Sociale 2010" (pag. 15), scaricabile da quest'indirizzo: http://www.mediolanum.com/pdf_corp/Bilancio_Sociale_2010.pdf. (Maggiorino Guida, riproduzione riservata)

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