Dopo gli accenni alla PNL (ricordate il “ricalco” ?), ancora una pillola di "scienze umane", in particolare sulle modalità attraverso le quali comunichiamo. Ecco come possiamo classificarle 1) il linguaggio vero e proprio, ovvero la comunicazione verbale 2) la modalità "paraverbale", data dalla voce e la sua modulazione (tono, ritmo, velocità ecc.) 3) quella non verbale, ossia tutto ciò che esula dai contenuti semantici (il significato) e fonetici della comunicazione, quindi per lo più il linguaggio del corpo (gestualità, postura, sguardo ecc.). Secondo lo psicologo statunitense Albert Mehrabian, la percezione di un messaggio è influenzata per il 55% dalla componente non verbale, per il 38% dalla paraverbale, mentre la componente linguistico/verbale incide solo al 7%. Non a caso si è soliti dire che “un gesto vale più di mille parole” !
Poiché il già menzionato “ricalco” è una tecnica della PNL che riguarda il linguaggio del corpo, restiamo sullo stesso "canale di comunicazione", parlando brevemente di due delle sue componenti principali: il sorriso e lo sguardo.
La neurologia moderna ha dimostrato che il sorriso, intervenendo a mò di ginnastica su particolari muscoli della faccia, stimola la produzione di endorfine, sostanze neurotrasmettitori del cervello legate alla percezione del benessere psicofisico. Allo stesso tempo, accanto al saper fare della buona autoironia quando occorre, è uno strumento naturalmente usato dai comunicatori più assertivi perché riflette sulle persone che incontrano affetto, gratitudine, simpatia e buonumore. Al giorno d'oggi, una personalità troppo seriosa e "tuttologa" rischia di essere più tollerata che veramente accettata.
La neurologia moderna ha dimostrato che il sorriso, intervenendo a mò di ginnastica su particolari muscoli della faccia, stimola la produzione di endorfine, sostanze neurotrasmettitori del cervello legate alla percezione del benessere psicofisico. Allo stesso tempo, accanto al saper fare della buona autoironia quando occorre, è uno strumento naturalmente usato dai comunicatori più assertivi perché riflette sulle persone che incontrano affetto, gratitudine, simpatia e buonumore. Al giorno d'oggi, una personalità troppo seriosa e "tuttologa" rischia di essere più tollerata che veramente accettata.
Se il sorriso contraddistingue l’età dell’infanzia, è facile notare come nell’età adulta molte persone tendano a praticare più raramente quest’umana abitudine. Perciò occorre impegnarsi a sorridere come fossimo in palestra finchè ciò non diventi naturale.
Altrettanto fondamentale è guardare le persone negli occhi. Uno sguardo è quasi sempre l’innesco di una passione amorosa, sfido chiunque a non essere d’accordo ! In un colloquio inoltre, sfuggire allo sguardo rivela all’interlocutore un senso di disagio che può andare dall’insicurezza fino addirittura alla falsità. Dal lato delle positività, mantenere il contatto visivo, essendo una chiave della comunicazione emaptica, rafforza l’autostima e la disinvoltura nelle relazioni di chi lo pratica.
Come Dale Carnegie specifica in diversi dei suoi libri, tanto è importante questo aspetto, guardarsi negli occhi deve occupare buona parte del contatto interpersonale ma non deve essere un innaturale fissarsi che è quasi sempre percepibile come una minaccia. Così è infatti anche nel mondo animale. Ricordate quando da bambini fissavamo un gatto ? Restava immobile, rigido, con le pupille spalancate e ci fissava pure lui in un modo misterioso, quasi magnetico.
Molte sono le tecniche per sviluppare il contatto visivo che è fondamentale anche nella comunicazione collettiva di chi tiene riunioni o conferenze. Ma un blog ha quasi la finalità di un breviario e, ripeto, riporta soltanto degli spunti. Per chi vorrà coglierli e, per conto suo, approfondire !
2 commenti:
Cioa Maggi, un piccolo approfondimento personale:
il cacciatore di sguardi è un artista...esplora il cliente, usando il contatto visivo, ascolta i suoi "racconti", e le sue esigenze...senza mai interrompere. L'interruzione potrebbe essere vista come se le cose dette non avessero valore per chi le ascolta. Ascoltare e rispondere consente un risparmio di tempo in seguito, riducendo lamentele. Quando il cliente "finalmente" finisce il suo "racconto" è il momento di invertire la comunicazione ;-)
lucia
Lucia, Lucì....Ti ringrazio per aver dedicato al blog questa condivisione che metto con piacere a "fattor comune" ritenendola una vera ciliegina sulla torta! :-)
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