domenica 25 settembre 2011

DOMANDATE, DOMANDATEVI, AMMETTETE DI NON SAPERE

Potremmo definire Socrate il primo "coach" che cui l'umanità ricordi. L'attenta lettura di molti aspetti ne può fare addirittura un precursore nell'arte del colloquio d'affari o della intervista di vendita. Padre della "maieutica", da maieutiké (téchne), arte della levatrice, egli era famoso per la sua capacità nel porre quelle domande, attraverso le quali l'allievo via via poteva estrarre da se stesso le risposte e la chiave di soluzione per un quesito o un problema che lo riguardasse. Il cosiddetto "interrogatorio" socratico (ti estì, che cos'è ?), metteva dapprima in crisi l'interlocutore scalfendone l'intima sicurezza che nasceva dall'apparente "ovvietà" dei casi e delle cose della vita, poi ne esaltava la capacità di risposta e "autorimedio" alle proprie necessità. Atresì Socrate fece propria l'esortazione "gnôthi sautón" (conosci te stesso) che era l'iscrizione sul tempio dell'Oracolo di Delfi, il più famoso dell'antica Grecia. Secondo Socrate infatti  si è uomini solo fra uomini e la cosa più importante da praticare è non solo la conversazione interpersonale ma anche l'intima conversazione con se stessi. L'iscrizione oracolare completa era: "In te si trova occulto il tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei". Ciò può essere quindi considerato anche come la fonte dello "scetticismo metodologico" e del "dubbio metodico" che prevedono la "sospensione del giudizio" per l'impossibilità umana di conoscere alcunchè con certezza assoluta. Secondo Socrate infatti il più saggio degli uomini è "colui che sa di non sapere" e quindi non è arroccato nella saccenza (presunzione di sapere, "affettar" di sapere da etimo.it) che crea un istintivo distacco fra gli esseri umani. Qui torna utile al nostro lavoro in azienda e coi clienti soffermarci su alcune riflessioni. Spunti ne abbiamo altresì nel Vangelo. Gesù avrebbe detto secondo Matteo (11,29): "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore ". Come possono essere interpretate la mitezza e l'umiltà di Gesù in un contesto lavorativo necessariamente competitivo ? L'umiltà è qui vista dalla Chiesa come "umiltà di essere al servizio degli altri" pur al contempo potendone essere, come Gesù, fonte, faro di dottrina. E' quindi un concetto di umiltà molto utile al manager. E' come l'umiltà "assertiva", intesa come spontaneità, naturalezza personale in totale autocontrollo, che assai spesso emerge dalle opere di Dale Carnegie. Un buon leader è colui che ammette di non essere un tuttologo, colui che ricorre volentieri ai colleghi, ai consiglieri, per esaltarne le doti, le funzioni, l'indispensabilità. Richieste che, se indirizzate con la dialettica adatta, non intaccano la autorevolezza ma, anzi, procurano sostegno. Ad un leader tocca infatti non necessariemente sapere a priori, ma decidere in tempi rapidi dopo aver assunto  le informazioni che servono al caso. (Maggiorino Guida, riproduzione riservata)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Maggiorino, lo sai, leggo sempre volentieri il tuo blog del quale non finirò mai di farti i complimenti. A proposito dell'articolo in oggetto, vorrei fare una riflessione:nella società attuale,oltre che la lezione socratica della consapevolezza dei propri limiti, si evince una quasi totale mancanza di umiltà, a tutto vantaggio della visibilità e dell'apparenza che, in qualche modo, hanno preso il sopravvento e dietro le quali sempre più spesso si nascondono incapacità ed insicurezza.Il monito di Socrate come quello di Gesù, a mio parere, possono essere visti come le due facce della stessa medaglia,la cui interscambiabilità, oggi,è messa in pratica veramente da pochissimi.Un abbraccio. Marilena Valanzano