Consacrato sinonimo di tragica imprevedibilità in economia e finanza, m'illudo forse a pensare che il "cigno nero" renda più umani e avveduti anche gli amministratori delegati più aggressivi e voraci. Del resto se misurassimo l'avidità di profitto, costi quel che costi, dalla diffusione di titoli derivati (vedi i frequenti allarmi de Il Sole 24 Ore ad inizio estate) dobbiamo ahimè constatare che, limitandoci al solo ambito finanziario-bancario, già eravamo tornati probabilmente ai livelli immediatamente contigui al caso Lehman. Altresì forse mi illudo a pensare ad amministratori pubblici migliori, se appena tre mesi fa l'eventualità di una nuova manovra finanziaria pareva avere l'unica finalità di riacchiappare consensi. E invece ne sono arrivate ben due del tipo "lacrime & sangue". Nelle organizzazioni di vendita inoltre, il "cigno nero" fa tornare ogni risorsa, anche la più piccola, anche l'ultimo dei collaboratori o dei clienti che hai, un bene prezioso. E' la paura irrazionale che se ne perdi uno, puoi perderli tutti. E se son tutti, non c'è più la presuntuosa distinzione che ti fa fare il "vento in poppa" fra buoni e cattivi. In definitiva, le crisi che accompagnano il "cigno nero" rendono le persone più unite e quindi le squadre più forti, generando così la principale medicina per la ripresa. Ritorna infatti il collante della manifesta gratitudine per ciò che si è stati capaci di fare, ricordo che la corsa ai profitti del futuro sempre annebbia. Molte volte l'esperienza, estraendo previsioni dal passato, con la variabilità accentuata dei nostri giorni può essere una pericolosa "mappa mentale". Per avere successo devi sbatterti tutta la vita, ma non di rado solo un tiro di dadi ne modifica i destini in un verso o in un'altro: è il succo a parole mie de "Il Cigno Nero - Come l'improbabile governa la nostra vita" di Nassim Taleb, docente alla University of Massachussets. Edito da Il Saggiatore, lo trovate in libreria a 10 euro. (Maggiorino Guida, riproduzione riservata)
Nessun commento:
Posta un commento